CIRCUITO DELLE MURA CASTELLANE (a piedi)
Delle mura trecentesche che circondavano il borgo di Nonantola, abbattute all'inizio del 1900, rimangono soltanto alcuni resti ma è ancora possibile seguirne il perimetro.
A Nonantola, i primi documenti in cui è menzionato un castrum (centro fortificato caratterizzato dalla presenza di un fossato e un terrapieno o, in alcuni casi, soltanto di un fossato), risalgono al 955 e al 992.
Verosimilmente fin dalla fondazione del monastero iniziò a svilupparsi nelle sue adiacenze
un abitato, che alla fine dell’alto medioevo raggiunse dimensioni abbastanza eccezionali per l’area padana. Grazie agli scavi archeologici condotti dall’Università Ca’ Foscari di Venezia è stato possibile comprendere che alla fine dell’alto medioevo furono realizzati due grandi perimetri difensivi per circondare da un lato il monastero e dall’altro gli edifici della comunità: si trattava di semplici fossati, talora integrati con palizzate.
Il riferimento al castrum di Nonantola si trova nuovamente in un documento del 1017 e successivamente nel 1058, nella famosa Charta dall'abate Gotescalco: il potente monastero benedettino concesse alla comunità una serie di privilegi e terreni (boschi, paludi e prati) in cambio della costruzione di tre quarti delle mura e del fossato oltre che della protezione del castrum stesso. Non si trattava di mura in mattoni ma di una palizzata di legno circondata da un fossato su cui si innestavano due torri-porta di accesso al borgo costruite dal monastero insieme al restante quarto delle mura. Queste sistema di fornicazioni, costruite con il determinate apporto della comunità nonantolana, sono state individuate anche durante gli scavi archeologici svolti dall’Università Ca’ Foscari in Piazza Liberazione e nel giardino Perla Verde.
Per meglio comprendere l’evoluzione delle fortificazioni nonantolane sarà bene partire dal terzo piano del MUSEO DI NONANTOLA (1) in cui si possono osservare i disegni ricostruttivi delle strutture difensive sorte introno al borgo tra alto e basso medioevo elaborati sulla base dei dati forniti dagli scavi archeologici effettuati dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Il museo è collocato all’interno della TORRE DEI BOLOGNESI punto di accesso fortificato costruito dai Bolognesi nel 1307 quando conquistarono Nonantola.
Proprio agli inizi del XIV secolo le fortificazioni nonantolane furono trasformate dai Bolognesi in un perimetro di strutture militari: le difese, per la prima volta costituite da mura in mattoni con fossati, erano intervallate da una serie di torri e rivellini (strutture fortificate con ponti mobili che controllavano l’accesso all’abitato). Questo perimetro fortificato rimase inalterato fino all’inizio del XX secolo quando furono colmate le fosse castellane e abbattute le mura ma è ancora possibile ripercorrerne il tracciato e individuare le torri, o parti dei torrioni, ancora esistenti.
Partendo dalla Torre dei Bolognesi si prosegue costeggiando il recinto del giardino del PALAZZO COMUNALE percorrendo via del Macello, il cui tracciato ripercorre un tratto delle mura trecentesche. In seguito, attraversata via Marconi, si giunge in via Piave, in cui si nota un'altra delle torri che apparteneva alla cinta muraria purtroppo pesantemente compromessa da una ristrutturazione degli anni '50; lungo tutta la strada, grazie all’inclinazione dei muri a scarpa e alla forma delle finestre, si possono riconoscere i resti delle fortificazioni medievali nelle abitazioni esistenti.
Arrivando in via Torre, sulla sinistra, è possibile notare la base di una delle torri che facevano parte della cinta muraria, ora adibita a villa privata (2) ; da qui girando a destra si giunge alla TORRE DEI MODENESI (3).
Costruita nel 1261 dai Modenesi che avevano conquistato Nonantola, insieme alla Torre dei Bolognesi, fu parte integrante e fondamentale del sistema difensivo del borgo.
La torre dei Modenesi fu costruita sui resti di una precedente porta fortificata risalente all’XI secolo inserita all’interno delle strutture difensive che circondavano il monastero e le abitazioni della comunità laica volute dall’abate Gotescalco.
Proseguendo su via Roma, alcuni metri dopo, girando a sinistra, si attraversa l'arco a tutto sesto della Residenza Nuova della Partecipanza e, passando sotto l'androne dell’edificio, attraversata la corte interna, si arriva ad un giardino collocato nel luogo un tempo occupato dalle fosse castellane; a sinistra è possibile osservare un edificio in mattoni, la RESIDENZA VECCHIA DELLA PARTECIPANZA (4), in cui è possibile riconoscere il rivellino nord di acceso al borgo. Osservando il muro nord dell’edificio si possono individuare le tracce di un arco a tutto sesto databile al XVI secolo rivolto verso la zona un tempo occupata dalle fosse castellane e, a fianco della porta principale, una porta pedonale con arco a sesto acuto tamponata.
La residenza Vecchia della Partecipanza. In evidenza le strutture appartenenti al rivellino del XIV secolo, la porta nord di accesso al borgo
Proseguendo verso il parcheggio di Piazza Gramsci si può osservare la base di un torrione restaurato, ora sede della Banca Popolare, purtroppo poco visibile a causa di un portico (5). Sulla sinistra della banca si susseguono i resti delle mura osservabili nelle case che si affacciano sul parcheggio fino all'angolo della piazza.
Piazza Gramsci negli anni ’40; era ancora visibile la parte superiore del torrione che ora è di proprietà della banca
In via Vittorio Veneto si riconosce una torre nell'edificio isolato e ricostruito tra la chiesa e la canonica ora sede della gelateria (6); proseguendo per via Vittorio Veneto e girando a destra in via Montegrappa si nota, dietro alcune case costruite nel '900, una torre mozza abbattuta durante l'assedio subito nella Guerra di Castro nel 1643 (che oggi delimita un angolo del giardino abbaziale (7).
Proseguendo su via Montegrappa, sulla destra, quasi alla fine della strada, si può osservare una porzione delle mura posta in fondo al Parco Moreali dove è possibile individuare l'arco tamponato di Porta Sant'Adriano che anticipa l'imponente mole della Torre dei Bolognesi dalla quale siamo partiti.